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Intelligenza artificiale: profezia che si avvera, 0 quas 1.

Intelligenza artificiale: profezia che si avvera, 0 quas 1.

L’intelligenza artificiale è un argomento di cui si parla da molto tempo e non sempre con ottimismo e con favore, anzi, nell’ultimo periodo i dibattiti sostenuti da diverse correnti di pensiero sono sempre più accesi.

Più di vent’anni fa, partendo da un progetto mai realizzato di Stanley Kubrick, che di tecnologia e intelligenza artificiale qualcosa aveva raccontato, Steven Spielberg girò un film A.I. fantascientifico in cui si sviscerava il potenziale dell’intelligenza artificiale. Il protagonista era un bambino inserito in un mondo devastato dai cambiamenti climatici e con robot talmente evoluti da riuscire a sostituire gli esseri umani, ormai obsoleti.

Il film uscì nel 2001, ebbe un buon successo di critica, ma gli incassi non furono stratosferici, anche se con gli anni, come altre pellicole del maestro americano, divenne un cult apprezzato soprattutto dalle nuove generazioni.

Anche la grande serialità ha attinto a piene mani dal progredire dei tempi, basti pensare a capolavori come Black Mirror o alcuni episodi della serie animata Love, Death & Robot, per non parlare della serie Altered Carbon, prodotta da Netflix e tratta dai romanzi del geniale scrittore Richard K Morgan, giusto per citarne un paio. Opere che mostrano un futuro assai vicino, ultratecnologico, tanto scintillante e ricco di possibilità, ma allo stesso tempo inquietante e oscuro.

Cosa significa lavorare con l’intelligenza artificiale?

Occorre fare una distinzione fra robotica e I.A., anche se spesso entrambe hanno punti di contatto.

La robotica produce macchine che replicano e sostituiscono le azioni umane: esempi lampanti sono i macchinari industriali, i quali hanno migliorato notevolmente la quantità e la velocità di produzione.

l’intelligenza artificiale invece è un sistema che possiede caratteristiche umane come creatività, capacità organizzativa e apprendimento e che sa decifrare e portare avanti un determinato lavoro.

Va da sé che gli ambiti di utilizzo dell’intelligenza artificiale siano diversi, dalla scrittura di contenuti web (e pare, purtroppo anche di romanzi) all’inserimento di dati di natura varia, insomma, lavori prettamente di intelletto.

L’I.A. ha avuto un’evoluzione notevole. Quello che solo qualche anno fa poteva sembrare inconcepibile, oggi è realtà. Pensiamo solamente a Chat GPT, un sistema in continua evoluzione che fornisce risposte rapide alle domande degli utenti, spesso sostituendo gli operatori, oppure a generatori di immagini come Midjourney, che permette di creare illustrazioni perfette e talmente elaborate da attirare l’attenzione di diversi artisti visivi, oltre a ingannare vari giornalisti e fruitori del web che abboccano a ogni cosa venga loro propinata.

Sì, lo scenario che si presenta è distopico, quasi come un romanzo del grande autore Philip K. Dick o Isaac Asimov. Lo straniamento davanti a queste novità è assolutamente naturale, specie oggi, quando i ritmi del mondo sono sempre più accelerati.

Se ben ricordate, quando Facebook è esploso veniva osservato con un certo sospetto, ora ne conosciamo il potenziale e sappiamo che può essere estremamente efficace non solo nel mondo del lavoro, ma anche nella politica.

Ovviamente, anche oggi non mancano le zone d’ombra, i drammi, il cyberbullismo e altre piaghe sociali che purtroppo, l’epoca digitale ci presenta ogni giorno e che non possono passare inosservate.

È vero, i social e la tecnologia in generale possono danneggiarci, ma sarebbe come dire che usare l’auto equivale a un incidente sicuro. Non dipende forse dal come questa macchina viene utilizzata?

La stessa cosa si può dire dell’intelligenza artificiale. Sappiamo che molti ne sono spaventati, sappiamo che Geoffrey Hinton, pioniere dell’I.A., ha espresso più volte durissime perplessità nei confronti di questo sistema, dichiarandosi impaurito da una degenerazione tecnologica sempre più dilagante.

Sappiamo che in diversi settori l’intelligenza artificiale può scippare il lavoro e anche rivoluzionare il metodo di insegnamento nelle scuole, non si sa ancora se completamente in positivo.

Di contro, è innegabile che l’automatizzazione e il progredire tecnologico riescano a migliorare di gran lunga la produzione industriale (tanto in termini di profitto quanto in salute di ogni singolo lavoratore) così come può essere migliorata l’elaborazione dei dati e ridotto il margine di errore nei settori di contabilità e bilancio.

È pericolosa quindi l’intelligenza artificiale?

Se si utilizza questo mezzo per distorcere la realtà, disseminare informazioni false su argomenti drammatici come i conflitti, manipolando immagini per deviare e depistare fatti reali, certo, il rischio che la tecnologia fagociti la realtà esiste e non si può certo interpretare l’intelligenza artificiale come qualcosa di positivo.

Se viceversa la si riesce a contestualizzare all’epoca, affiancandosi a essa per trarne dei benefici e migliorare il mondo del lavoro e non solo, ecco che l’I.A. risulta essere una risorsa estremamente utile.

Per quanto il progresso oggi sia strabordante e non manchino i margini di retrocessione e stupidità, come il poco rispetto nei confronti del pianeta e il dispendio continuo di grossi capitali per finanziare conflitti più o meno raccontati attraverso i media, i nostri sentimenti rimangono affascinanti perché astratti, a volte effimeri e indefinibili. Possono mutare costantemente ed entrare in contraddizione l’uno con l’altro, ma forse sono proprio quelle contraddizioni ad averci fatto evolvere nel corso dei secoli.

L’intelligenza artificiale invece segue parametri precisi, che certamente mutano costantemente, ma non potranno mai replicare l’imprevedibilità e anche la follia dei nostri sentimenti.

Forse è proprio questo che ci spaventa: la possibilità che la tecnologia ci sorpassi o possa controllare la nostra imprevedibilità, rendendoci monotoni.

L’intelligenza, la nostra, va affinata e stimolata continuamente. Un impegno gravoso, ma necessario se si vuole avere la capacità di capire e distinguere ciò che è vero da ciò che è falso e soprattutto, non farsi dominare da un pensiero o una corrente unica.

Non esiste dunque una teoria unica in merito all’intelligenza artificiale, solo interpretazioni che ognuno di noi può fare seguendo il suo istinto e la sua capacità di valutazione. Rifiutare il cambiamento sarebbe un errore, così come affidarsi ciecamente a esso e perdere la propria unicità di essere umano.

Jacopo Zonca

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